LACTO-OVO VEGETARIAN

La vera dieta vegetariana
normale, completa,
sana, naturale,
preventiva,
senza carenze,
senza ipocrisie,
senza fanatismo,
secondo la Tradizione
e la Scienza più moderna

25 marzo 2009

Veg in Italia: 1, 2, 3, 6, 10 milioni? Bum! Macché, sempre introvabili.

I vegetariani in Italia erano dieci anni fa, cioè nel 1999, oltre un milione, secondo una inchiesta Eurispes raccolta nel dossier "Zooitaly: riflessioni intorno al rapporto uomo-animale". Prima la Lombardia (18%), poi il Lazio (15), poi Piemonte e Val d’Aosta (13) il resto del Nord e del Centro. Infine il Sud, con la Campania (6) prima tra gli ultimi. Prime città: Milano e Roma, che in quanto metropoli sono le prime a seguire le tendenze internazionali.
Fattori che avevano convinto la gente? La giornalista buttava là qualche ipotesi: il pericolo ormoni, poi l'epidemia di "mucca pazza", infine il rischio diossina (M.T. Veneziani, Corriere della Sera, 5 agosto 1999). Ma è evidente la tendenza alla crescente "umanizzazione" degli animali, spiegavano i sociologi.
"E così, nel piatto degli italiani pizze, pasta e verdure - gli ingredienti principali della dieta mediterranea - hanno sostituito bistecche, filetti e cosce di pollo". Che sciocchezza: semmai sono tornate cibi più frequenti, come è sempre stato nella storia italiana.
"Ma dal punto di vista nutrizionale, una dieta senza carne né pesce può fornire all'organismo le sostanze di cui ha bisogno?" chiedeva la cronista. Sentite come rispondeva l’alimentarista Michele Carruba: "Personalmente non sono convinto che l'uomo debba stravolgere la natura [incredibile", NdR]. Tuttavia se un individuo prova un rifiuto fisico o psicologico per un determinato alimento, il nutrizionista deve tenerne conto e aiutarlo a correggere la propria alimentazione". Del resto la nuova dieta verde un merito ce l'ha. Negli ultimi anni nei Paesi industrializzati il consumo di carne era cresciuto troppo. Andava riequilibrato".
Nel 2002 i vegetariani italiani quasi raddoppiano, arrivando a circa 2 milione e novecentomila, sempre secondo l’Eurispes.
Nel 2006 sono circa 6 milioni, quindi un nuovo raddoppio in altri tre anni, secondo l’agenzia di indagine AcNielsen, come riporta Licia Granello (Repubblica, 16 marzo 2006), che parla di "stile salutista" che si impone. Solo che fa qualche pasticcio e mescola anche il crudismo e la scomparsa (e nient'affatto vegetariana) macrobiotica. Queste giornaliste snob! Di buono c’è almeno l’etimologia di vegetariano da vegetus (sano), non da vegetale: l’avrà letta sul mio libro Il Piatto Verde.
"Una mela al giorno toglie il medico di torno. Magari insieme a un’insalata, un piatto di fagioli, del farro, una minestra di alghe e tofu. Meglio se tutto crudo [fagioli e farro crudi? Che confusione!] o cotto a bassa temperatura. Salutare e dietetico, se è vero - come sostiene una nuovissima ricerca inglese - che l’aumento di peso è proporzionale al consumo di carne".
"Il mondo dei vegetariani (dal latino vegetus, vigoroso) è in festa: mai come negli ultimi mesi, ricerche e analisi statistiche stanno confortando la scelta più o meno radicale - a seconda delle convinzioni etiche, sociali, e religiose - di astenersi dal consumo di carne, pratica che coinvolge centinaia di milioni di persone nel mondo. Gli indicatori economici sono tutti al rialzo, dall’Inghilterra - dove il business del cibo meat-free è cresciuto del 38% - agli Stati Uniti, arrivati ormai a quasi due miliardi di dollari e con un incremento del giro d’affari previsto nei prossimi 2 anni pari al 61%".
Ecco, se ci mettono il "giro d’affari", i giornalisti si sentono più sicuri che il pezzo verrà poi pubblicato ed evidenziato. I pubblicitari, si sa, gli stanno sul collo.

Ma cominciano ad apparire le prime crepe di quest’avanzata trionfalistica. Sono tutti "veri" vegetariani questi milioni? No, Eurispes è di manica larga e dentro ci mette anche i discontinui. Dei 6 milioni sparati, si scopre che "solo 3 milioni seguono la dieta in maniera rigorosa". Ah, volevo ben dire. E allora bisogna dimezzare anche le cifre delle indagini precedenti.
Comunque stragrande maggioranza femminile tra i vegetariani: circa il 70%. I vegani o vegetaliani stretti (senza uova e latticini) erano 600 mila nel 2006. Mi sembrano troppi, e probabilmente anche per loro bisogna calcolare che la metà almeno sono "vegan episodici", gente che prova per un po’.
I ristoranti vegetariani erano 300.
"Il mercato dei cibi compatibili con la dieta vegetariana è in aumento costante: proliferano i centri di alimentazione naturale [ah, finalmente]. Il guru dell’alimentazione crudista Aris Latham - tra i suoi pazienti, Prince, Barbara Streisand, Sidney Poitier, Gwyneth Paltrow - ha sostenuto all’ultimo congresso europeo dei vegetariani la necessità di consumare grandi quantità di verdure crude, meglio se biologiche, "perché il 20% del cibo crudo, grazie ai suoi enzimi intatti, dà la possibilità di digerire più facilmente il rimanente 80% di cibo cotto". Il fondatore del "Firedsun food" [cibo cotto al sole], l’associazione dei crudisti americani, va oltre: "Abbiamo imparato che si possono ottenere ottimi paté, usando noci o mandorle al posto della carne, e che le ricette di frullati e centrifugati sono squisite, basta usare fantasia e materie prime freschissime. La cottura ad alta temperatura sta diventando una tecnologia obsoleta".
Nel 2009 lo strano e poco credibile record, l’Italia balza stranamente al primo posto in Europa e tra i primi nel Mondo: conta circa 10 milioni di vegetariani, in pratica 1 vegetariano ogni 10 abitanti, compresi i lattanti e i vecchi degli ospizi.

Ridicolo. Un’assurdità, per chiunque conosca la società italiana, e per qualunque vegetariano italiano, che sa quanto è difficile trovare altri vegetariani. Chissà come è stata condotta l’indagine e qual è il questionario. In Italia i bugiardi sono tanti. Molta gente, anche sotto anonimato, si sente gratificata nel dipingersi come non è. Forse una parte degli intervistati ha profittato delle domanda invogliante delle intervistatrici per promettere a se stessi, da quel momento in poi di diventare vegetariani. Un "sì" di buoni propositi. Oppure gli intervistati l'hanno presa come un generico sondaggio d'opinione: "Secondo lei, è meglio il carnivorismo o il vegetarismo?". Ma il comportamento anomalo degli intervistati è già previsto dagli studiosi di statistica scientifica con gli effetti “simpatia” e “vanità:

Effetto simpatia
Espressione che descrive la reazione dei rispondenti ad una indagine sulla popolazione che danno risposte, consciamente o inconsciamente, imprecise, adattandole a quelli che immaginano essere gli obiettivi dell'indagine. In senso esteso si tratta di una forma di condiscendenza che dà origine ad errori di tipo sistematico, soprattutto all'interno di strati caratterizzati da diversità strutturali rispetto alle variabili oggetto di rilevazione. Per esempio, in una indagine caso-controllo, i casi e i controlli possono interpretare in modo differente gli obiettivi, oppure sono i rilevatori che si comportano in modo diverso con i casi e con i controlli.

Effetto vanità
Espressione che descrive la forma di errore distorsivo commesso in una indagine sulla popolazione mediante intervista da rispondenti che danno risposte imprecise, adattandole a quelli che ritengono essere i modelli di risposta socialmente più accettabili. Questo effetto è particolarmente rilevante sulle risposte a domande aventi per oggetto argomenti delicati, come le opinioni politiche, i comportamenti sessuali, quelli illegali e quelli socialmente riprovevoli, nonché la descrizione biografica di eventi lontani nel tempo o poco salienti per l'interpellato etc.

Intanto, visti i precedenti, si suppone che anche stavolta i vegetariani veri, continuativi, anche in questa inchiesta dalle maglie troppo larghe, siano la metà, anzi, la metà della metà. Ma l’esperienza personale e la psicologia sociale in Italia mi dice che anche questa cifra sarebbe spropositata. Impossibile aver superato tradizioni radicate di generazione in generazione, dove infatti nella vita d’ogni giorno si incontrano tantissimi veg (Gran Bretagna, Germania ecc.).
E ovviamente i giornalisti, anche i più seri, ma evidentemente non vegetariani, che possono fare? Nulla. Chi potrebbe contestare queste cifre? Nessuno. Solo un’indagine più rigorosa e fatta con dati incrociati e controprove molto complesse e costose. Così ci sguazzano dentro scrivendo un articolo: per loro una cifra vale l’altra, non avendo mai avuto l’ordine di grandezza del fenomeno. Come quello, peraltro dignitoso, di Adriana Bazzi, che è una giornalista-medico (Corriere della Sera,12 febbraio 2009).
Facciamo il caso di Roma, città come Milano definita ad "alta concentrazione" di veg, ben superiore alla media nazionale del 10%. Ma anche a voler considerare i veg di Roma non il 15 ma il 5%, molto meno di quanto le inchieste avrebbero mostrato, sarebbero pur sempre, su 2 milioni e mezzo, ben 125 mila vegetariani.
Ah sì? Tutti clandestini, analfabeti, sordi, ciechi e muti? Com’è che non fanno vita sociale, non frequentano in gran numero nessun club specializzato, nessun ristorante, nessun corso di alimentazione vegetariana, tanto che io personalmente trovo difficoltà immense a creare perfino un piccolo gruppo di 30 persone per organizzare cene e feste vegetariane (ed è noto che i romani si muovono solo quando c’è qualcosa da mangiare...), e un altro piccolissimo (20 persone) per escursioni sportive riservate ai veg? Com'è che ogni vegetariano ha nella propria rubrica telefonica e nella mailing list pochissimi vegetariani? Com'è che perfino alle conferenze di noti club "vegetariani" circa la metà dei presenti in sala non è vegetariano?

Semplice: perché i vegetariani in Italia sono pochissimi. Tutti quei milioni sono una grossolana montatura, forse con finalità consumistiche o cripto-commerciali.
 
Insomma, tutto mi dice, a naso, che in Italia i vegetariani veri, continuativi, non arrivano neanche al milione. Saremo poche centinaia di migliaia, tutt’al più. E sarebbe già tanto, vista la nostra scarsissima presenza nel tessuto sociale. Altro che i “10 milioni” di bugiardi, conformisti e snob "socialmente corretti", che vogliono apparire “simpatici” con risposte che vanno incontro ai desideri dei committenti, mentre sono soltanto “vanitosi”, come hanno previsto gli studiosi.
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Infine, ecco un’eloquente lettera di Alex Arrigoni, vegetariano anticonformista che non ama luoghi comuni e falsità, purtroppo presenti anche nel mondo veg, che dopo aver letto la balla dei tanti milioni di vegetariani in Italia, ha inviato alla redazione colpevole la seguente lettera. Ve la ripropongo, perché è molto interessante, nonostante che sia del 2005. Ma non è che le cose veg in Italia siano molto cambiate nel frattempo:.
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Buongiorno, chi le scrive è vegetariano da 16 anni, autore e curatore di libri sui diritti animali e di un video sui macelli, tra i fondatori di Società Vegetariana, del Movimento Antispecista e del Centro di Documentazione EcoAnimalista, collaboratore del consigliere regionale dei Verdi del Piemonte, Enrico Moriconi.
Mi piacerebbe molto conoscere i contenuti (e le fonti) del vostro articolo nei dettagli, perché i dati che da anni vengono diffusi da alcune associazioni di vegetariani e ripresi, non si sa per quale motivo, dall'Eurispes, circa il numero di vegetariani italiani e le relative attività economiche connesse sono falsi, o meglio non sono mai stati dimostrati, come da me riportato nel volume "Animali Nuovo Millennio" (Edizioni Cosmopolis, 2001).
Non c'è mai stato un singolo sondaggio condotto seriamente in Italia sulla materia. L'Eurispes si limita a diffondere dei dati parziali e mai verificati. E non è per niente un ente "al di sopra di ogni sospetto" in quanto è stato più volte criticato per la poca attendibilità delle sue analisi.
Un incremento del 50% dei vegetariani negli ultimi tre anni dovrebbe essere molto evidente a livello di richieste di fondi da parte delle associazioni, campagne, partecipazione a manifestazioni, eccetera, ma non si verifica niente di tutto questo. E' una pura e semplice bufala. Non è certo la presenza del panino veg*ano in Autogrill a dimostrare che la richiesta è aumentata (è solo un atto minimale di rispetto di una minoranza che in altri Paesi esiste da decenni). Si può dire che certamente il trend dei vegetariani in italia è in crescita ma non ai livelli dichiarati da Eurispes, vorrei che lo fosse ma non è così e la realtà va accettata, credo, per quella che è, soprattutto se la si vuole cambiare. Bisogna partire da dei dati reali altrimenti si finisce col credere di vivere in un mondo che non è quello reale.
Come ci si può accorgere dei cambiamenti inerenti la presenza di un sempre maggior numero di stranieri nel nostro Paese (per esempio dal numero di pasti che nelle scuole escludono il maiale si può evincere un incremento del numero di figli di migranti di religione musulmana), ci si dovrebbe accorgere di un sensibile aumento di 3 MILIONI di vegetariani! Ma siamo seri... nelle scuole il numero dei pasti vegetariani richiesti stenta a superare lo 0,3% e basta prendere il telefono e intervistare cento Dirigenti di plessi scolastici a caso per scoprirlo... Anche qui basta confrontare i tassi di natalità generale e proiettarli sul numero di vegetariani, poi fare un minimo di verifiche e incrociare i dati.
I pochi sondaggi che esistono nel Regno Unito e negli U.S.A. riportano dati che non sono assolutamente compatibili con la presenza di "cinque o sei milioni" di vegetariani in Italia. FORSE ci sono sei-otto milioni di vegetariani in tutti gli U.S.A. (su 270 milioni di statunitensi) e poco più di cinque in Gran Bretagna, Paesi che hanno una tradizione animalista e vegetariana plurisecolare, cosa che in Italia non c'è mai stata, (fatta salva qualche eccezione, si veda la figura di Aldo Capitini e di qualche altro illuminato isolato e bistrattato sia in ambito clericale che laico). Se tutto va bene in Italia si tratta di, a mio parere ma in maniera facilmente dimostrabile per un istituto demoscopico serio, AL MASSIMO due milioni di persone vegetariane (e 30-50 mila vegani), in ogni caso si tratta del 2-4% della popolazione (nel 1997 nella mia tesi di laurea scrissi 0,8-1%), molti dei quali mangiano comunque il pesce e molti anche il pollame (ricordiamoci anche che il numero di animali macellati è in crescita, non in calo e non lo si può certo imputare alla sola presenza dei cani e dei gatti nelle famiglie). Qualche anno fa l'Eurispes - sempre diffondendo dati privi di qualsiasi verifica di campo - affermò che in città come Milano o Firenze addirittura il 12% della popolazione era vegetariana (il che avrebbe significato che a Firenze ci dovrebbero essere 35/ 40 mila vegetariani; questo è semplicemente ridicolo dato che al massimo saranno 2-3 mila, lo dico perché conosco e frequento la città). A Firenze, guarda caso, non esiste un gruppo di vegetariani organizzato. Strano, no?
Dato che vi occupate di business in maniera seria, dovreste tenere presente che la diffusione di dati falsi sul numero di persone potenzialmente interessate a un certo business può portare a numerosi fallimenti di iniziative commerciali, che in campo etico-vegetariano sono all'ordine del giorno (vedi il caso Coco's a Milano). Dovreste intervistare i gestori dei ristoranti eco-vegetariani (molti non lo sono poi veramente in quanto cucinano pesce o carni biologiche, come il Joia di Milano o il Bio-restaurant di Roma), molti non si capacitano della scarsità di clientela "nonostante i dati sui vegetariani in Italia". Se poi è vero che "la ristorazione vegetariana è quasi tutta biologica", come scrivete, non è affatto vero il contrario, il che smonta le stesse premesse del vostro articolo, credo.
E' vero che un ristorante vegetariano può riscuotere successo anche tra i non vegetariani, ma in ogni caso creare false aspettative nei potenziali utenti, come nei gestori di business, è un atto profondamente anti-etico e anti-sociale. Chi scrive fu una delle prime - e poche - persone a denunciare, negli anni '90, lo scandalo dei prezzi dei cibi biologici, in Italia gonfiati del 30-70% in più rispetto ad altri Paesi europei o agli stessi U.S.A. (nonostante fossimo uno dei maggiori produttori mondiali). Ora è il momento del cibo etico (che è sempre esistito, sin dai tempi dei Veda indù, a ben vedere), del business relativo intendo dire, e di tutti gli articoli di arredamento, vestiario, cosmetici, detersivi e prodotti collegati. Anche qui prezzi da capogiro, come a dire che "chi non si può permettere di vivere in maniera 'etica', deve mangiare spazzatura e vivere in ambienti inquinati...". Molto etico. Ma la cosa più scandalosa, in questo panorama, rimane quella dei dati gonfiati sul numero dei veg*ani italiani. Tutto questo ancora una volta va a discapito della cultura vegetariana 'autentica', se mi si passa il termine, che spesso e volentieri non ha niente a che fare col business, ma che comporta scelte quotidiane e consapevoli, anche faticose.
Al momento sono impegnato a concludere una ricerca di Dottorato per l'Università degli Studi di Siena (nella quale tocco la questione anche se non in maniera diretta), dopodiché stenderò un articolo scientifico per confutare questi dati falsi, per la diffusione di una cultura realmente non violenta e, per quanto possibile, veritiera, perché la menzogna sociale è, anch'essa, violenza.
Certe associazioni diffondono dati tendenziosi solo per poter continuare ad arare il proprio 'piccolo orticello' ma per non prendere cantonate voi giornalisti seri e qualificati non dovreste limitarvi a singole fonti, come forse è accaduto anche nel caso del vostro articolo. Se quella vegetariana è una cultura (per qualcuno una sotto-cultura) transnazionale e transculturale dunque deve dimostrare di essere all'altezza delle sue aspirazioni e non lo fa certo mentendo sul numero dei propri membri.
Con i più cordiali saluti, dott. Alessandro Arrigoni
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AGGIORNATO IL 14 AGOSTO 2013

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